Il capitano Bonifazio e il maestro Zecchini erano sempre insieme, ma non andavano mai d'accordo. Il primo era un uomo d'azione e non da ciarle; ligio alla disciplina militare si era abituato ad obbedire ciecamente; il secondo avvezzo alla cattedra voleva sempre ragionare a diritto o a torto, come faceva alla scuola. Egli la pretendeva a filosofo, e amava la discussione; l'altro si schermiva girando la posizione con tattica; come nelle evoluzioni militari.
Ogni giorno alla stessa ora andavano a fare la passeggiata per le strade più remote e tortuose dei campi. Il capitano serio e silenzioso, il maestro col sorriso sarcastico sulle labbra, coll'idea fissa nel principio fondamentale d'una sua particolare filosofia, che soleva riassumere in queste poche parole: – l'uomo è un asino. Egli difendeva questa teoria a spada tratta ad ogni occasione, e colla storia alla mano, cominciando a citare la condotta di Adamo nel paradiso terrestre, e proseguendo coll'esame di tutte le vicende umane, dalla più remota antichità fino ai nostri giorni. – Leggete la storia, egli ripeteva sovente, non troverete che sommissioni di popoli intieri alle violenze d'un solo individuo, o di pochi; non vedrete che guerre, stragi, menzogne, utopie delle quali gli uomini furono vittime. I selvaggi hanno un capo che li comanda; in tutte le antiche nazioni si trova la schiavitù, questa degradazione dello stato umano; e perfino i popoli moderni, i cittadini che si credono liberi, portano sulle spalle un tal peso di obblighi e di tasse, che supera di gran lunga la soma del grano portata dall'asino del mugnaio.
I potenti, i padroni, quelli che mettono il basto e la cavezza agli altri, hanno mandato alla tortura la scienza, hanno arsa sul rogo la ragione, hanno condannata al patibolo la giustizia e la verità. E quegli stessi che si credono superiori e indipendenti dalle potenze della terra sono schiavi delle loro passioni, sono vittime dell'amore e dell'odio, dell'avidità o dell'orgoglio. L'uomo è un asino! nessuno eccettuato, e non vi sarà mai possibile di provarmi il contrario.
Il capitano crollava le spalle, e gli rispondeva in francese: —Mauvaise plaisanterie!… e poi traduceva: – Scherzi senza sugo! e rivolto al maestro gli faceva le osservazioni seguenti:
– Voi avete sempre vissuto in questo villaggio, come un ragno nel buco; io ho girato il mondo a tappe militari, ho vissuto nelle grandi capitali, ho ammirato le meraviglie del genio umano, e la vostra assurda teoria mi fa ridere di compassione.
– Voi mi parlate di eccezioni, le quali non fanno che confermare la regola, gli rispondeva il maestro. L'uomo di genio è tanto raro quanto l'uomo felice. Conoscete la storiella della camicia dell'uomo felice? Si voleva trovare questa camicia, e pagarla a qualunque prezzo. Si andò a cercarla in tutti i paesi della terra, la difficoltà pareva insormontabile, quando finalmente si è trovato l'uomo felice… ma era senza camicia!..
– Voi uscite dall'argomento. Ritorniamo alla vostra assurda teoria. Io non avrei che a snocciolarvi una lunga filza di genii per vedere se avreste il coraggio di trattarli da asini; ma mi basterà citarvene uno solo; – e così dicendo, il capitano Bonifazio si tolse la pipa dalla bocca, si levò il cappello, alzò la testa, e sfolgorando il compagno cogli occhi scintillanti, esclamò imperiosamente: – Ditemi se Napoleone il grande fu un asino?..
Il maestro pareva esitante, il capitano alzò il bastone in atto di minaccia, l'altro ebbe paura di quell'argomento perentorio e rispose in fretta:
– È un'eccezione!.. un'eccezione!
Il capitano si calmò, fecero qualche passo in silenzio, poi il maestro tirandosi alquanto in disparte, soggiunse: